Emanuele Trevi “Due vite” Neri Pozza

Scritto da: Gabriella Maggio
“Due vite” di Emanuele Trevi edito da Neri Pozza nella collana editoriale Bloom è il romanzo vincitore del Premio Strega 2021. Nelle recensioni Due vite è stato chiamato genericamente libro, narrazione, requiem, talvolta anche autobiografia mai romanzo. Ammetto che queste distinzioni possano oggi sembrare poco rilevanti, ma, pur nella complessità della produzione letteraria contemporanea, qualche tentativo di precisazione forse aiuta ad apprezzare ancora di più il Premio Strega 2021. Certamente “Due vite” è tutto quello che in merito è stato detto, ma l’ avventura conoscitiva di cui tratta si può chiamare romanzo, perché il genere romanzo per statuto ospita in sé generi diversi che stabiliscono fra loro interazioni e contaminazioni benefiche. Memoria e amicizia, considerazioni letterarie e ricerca del senso vero della vita nella difficoltà di essere felici o almeno appagati della propria condizione, sono i temi che Emanuele Trevi intreccia con intelligenza per parlare di sé attraverso il ricordo affettuoso dei suoi due amici scrittori, Rocco Carbone e Pia Pera, precocemente scomparsi. Trevi è consapevole della difficoltà dell’impresa perché: “L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta che è lo stile dell’unicità” e sa bene che : “La memoria si sfarina in una serie di immagini simili a un mucchio di fotografie rovesciate su un tavolo da un cassetto” e che solo sulla pagina i ricordi acquistano il senso della compiutezza, di cui il vissuto manca, perché ogni incontro nel magma della realtà rimanda al successivo e ne aspetta un compimento. Nel ricordo i suoi amici possono acquistare una seconda vita , “quella che si svolge nella mente di chi ha voluto bene”. Nell’elegante e poetica coesione delle 120 pagine del romanzo lo scrittore riesce a far rivivere compiutamente i suoi amici. Considerato che Rocco Carbone e Pia Pera sono due scrittori, raccontati dal loro amico scrittore, la discussione sulla letteratura ha ampio spazio, dalle traduzioni, che riguardano Pia Pera, scrittrice “ libertina” e traduttrice dal russo dell’Evgenij Onegin di Puškin , “capolavoro di leggerezza, lirismo, duttilità”, alla semiologia, all’esemplarità del commissario Ingravallo di Carlo Emilio Gadda o di Gatsby di Fitzgerald per Rocco Carbone scrittore che vuole opporre al caos, alla forza del negativo “la certezza di un controllo razionale”. Per raggiungere l’obiettivo Rocco riduce “il lessico ai minimi termini, e qualunque imitazione dell’oralità è esclusa a priori….ne risulta un’astrazione perpetua.” Se “in ogni amicizia c’è un rimorso”, Trevi lo avverte soprattutto nei confronti di Rocco da cui nel tempo si è allontanato. Con Pia invece ha mantenuto un rapporto costante anche quando lei comincia a dedicarsi alla campagna e considera “il terreno come una pagina e la coltivazione come una scrittura”. L’ amicizia tra Emanuele, Rocco e Pia è stata così salda e speciale perchè” Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino”. E perché ciascuno di loro per la sua strada ha ricercato la trasparenza del legame fra l’oggetto e i mezzi della sua rappresentazione, sull’esempio de “L’origine del mondo” di Courbet, l’opera che viene citata all’inizio ed alla conclusione del romanzo “Due vite”.
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