Fabrizio  Sapio, Il libro di Calipso e altre poesie – Spazio Cultura Edizioni

Scritto da: Francesca Luzzio

La raccolta racchiude in sé generi letterari diversi, che rivelano attraverso la loro pluralità, non solo l’eterogenea competenza  artistico- culturale dell’autore, ma anche la profonda e poliedrica matrice ispirativa che necessita di forme espressive diverse per potersi totalmente esplicare.

Il libro di Calipso si può considerare insieme una tragedia e un piccolo poema  in cui Fabrizio Fabio rielabora il contenuto del V canto dell’Odissea e qui, come nel poema omerico, palpita il cuore umano che, al di là della costrizione divina, pur con sofferenza,  induce Calipso a lasciare partire Odisseo, infatti è amore anche rinunciare all’oggetto dell’amore, perché esso resta comunque in chi lo vive, a prescindere dalla presenza fisica, materiale, anzi l’assenza crea  consistenza nel sentire perché al dolce unisce l’amaro in una ossimorica coesistenza  che si marchia a fuoco nel profondo dell’io: Calipso lascia andare Odisseo , così come una madre  che nel mettere al mondo un figlio, rompe il cordone ombelicale  che a lui lo univa, ma che a lei resta sempre legato nell’amore: ” Il cordone ombelicale è troncato:\  nove anni, nove mesi. Con un vagito saluta\ l’isola della rinascita.” ( pag.36).

Nella seconda parte della silloge, il poeta abbandona la mitologia, ma nello stesso tempo l’attualizza nel suo io, attraverso la proposizione di poesie che nel contesto attuale, rivelano l’identità dell’animo umano nello scorrere dei millenni, dei secoli per cui, poiché “ogni lettore quando legge, legge se stesso” come sostiene Marcel Proust , a Fabrizio Sapio,  l’avere letto e reinterpretato il canto V dell’Odissea, gli  consente di leggere se stesso e di vedere in sé ciò che senza il mito presumibilmente non avrebbe letto.  Così  vive l’amore, ne soffre l’allontanamento e l’assenza e nella solitudine con proustiano flusso di coscienza rivive il suo passato: s’immerge nella natura e ne sente le voci che gli ricordano S. Francesco e il Cantico delle creature e fanno nascere in lui la consapevolezza di essere parte della terra, di esserne un elemento: “Quando al tramonto \… la tortora \ … massaggia il cuore \ con il suo verso \ francescano…\ …\…riconosco \ l’umile fango sotto al marciapiede”( Identità nella terra, pag.85) e nel riconoscere la propria identità, come la metaforica mela di Saffo,  “…scende\ a giocarsi i rischi della vita \…” (Da Saffo, pag.75 ) che trovano nella poesia la loro esternazione purificatrice e catartica: “ Legami un nastro di versi sugli occhi \…\ Scioglimi perle di rime sulle labbra \…”(Dammi un verso, pag.54).

Insomma, il poeta, attraverso  una Piccola cosmologia personale, come recita il titolo della seconda sezione del libro, considera la  vita nella sua interezza e con un atteggiamento bergsoniano, ne ricostruisce poeticamente le coordinate psichiche  e i suoi meccanismi segreti, propone un presente fortemente impregnato e condizionato dal suo ieri.

Condividi su: