“La rondine e la farfalla” di Sara Favarò
Spazio Cultura Edizioni

Scritto da: Alessandra Muschella, psicologa, autrice di libri per l’infanzia, già giornalista e recensore per La Repubblica e, con uno pseudonimo, per La Sicilia.
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Alcune favole, con il passare del tempo, perdono pregnanza. Sicuramente conservano un certo fascino, pur restando ancorate a un tempo passato e mantenendo l’importante funzione di tramandare valori e costumi strettamente legati all’epoca che ne ha visto i natali. Sono quelle favole delle quali in questa sede non si discute il valore ma che, in un’epoca diversa da quella in cui sono state scritte, possono certamente essere definite ‘datate’.

Diverso è il caso del volume “La rondine e la farfalla”, (2023) di Sara Favarò, estensione e rilettura di di “La rindina e lu parpagghiuni” (1814), di Giovanni Meli. L’autrice, consapevole della indiscutibile attualità degli insegnamenti della favola morale del Meli, la rimaneggia con la sua già nota maestria e la rielabora, rendendola fruibile a un pubblico dei giorni nostri, attualizzandola nella forma pur restando fedele ai suoi principi cardine.

I temi sono quanto mai attuali e chi è abituato a riflettere con senso critico sa che certi messaggi vanno ribaditi, specie in considerazione di un tempo in cui si tende all’omologazione, alla base di un appiattimento generale.  Si rivela pertanto utile qualsiasi tentativo di trasmettere il principio che ciascuno debba amarsi e apprezzarsi nella propria unicità, fatta di qualità considerate positive, ma anche di limiti. E sono proprio i limiti che mettono in risalto le qualità, che contribuiscono a un costante miglioramento di sé, e a curare ciò che per ciascuno rappresenta i punti di forza, le specialità, gli elementi di unicità.

Rondine e farfalla volano, ma diverse sono le rispettive prestazioni, diverse le esigenze che le spingono a volare, diversa la struttura corporea. E quindi? Una può essere considerata migliore, più bella o preferibile all’altra? Ciascuna dovrebbe invidiare le particolarità dell’altra ignorando o sottovalutando le proprie?

Credo che saremo concordi nelle risposte.

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