© 2017 Spazio Cultura Edizioni S.r.l.
cm 21×24 pp. 96 brossura
ISBN: 978-88-99572-23-5

Palermo, non vorrei contraddirti
Scatti e cunti di una città che incanta

Gloria Minafra, Margot Pucci
Prefazione di Salvatore Ferlita

Palermo. Una diva! Sempre sugli schermi di cinema e televisione. Protagonista di dibattiti politici durante le campagne elettorali, dove i suoi annosi problemi vengono contesi da chi promette di risolverli con metodi di sinistra e chi con quelli di destra. Ma sono circostanze nelle quali emerge solo l’aspetto di una città mafiosa, testarda, sporca e inaddomesticabile. Troppo facile. Palermo, e citiamo Salvatore Ferlita, ha un cuore. Un cuore che, con caparbia, dedizione e amore occorre andare a scovare e auscultare.
Per fortuna c’è chi cammina per i vicoli con una pesante macchina fotografica in spalla e chi lo fa con la penna e un taccuino sempre in borsa. Sono Gloria Minafra e Margot Pucci, le Robin Hood e autrici di quest’opera che sono andate in giro a rubare attimi, colori e sensazioni per donarli a chi è distratto.
Così, prendendo in prestito il titolo di un romanzo di Nori del 1999, si può affermare che a Palermo le cose non sono le cose. E Palermo, non vorrei contraddirti, un felice incontro tra le parole e le immagini, lo dimostra e ci dice che questo cuore batte ancora spavaldo.

© 2017 Spazio Cultura Edizioni S.r.l.
cm 21×24 pp. 96 brossura
ISBN: 978-88-99572-23-5

24,00

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L'autore

Gloria Minafra

Nasce a Palermo, ma sente di appartenere a tutti i luoghi ricchi di storia e bellezza, quindi quando può viaggia. I primi anni della sua vita li trascorre a New York con la sua famiglia. Il desiderio di evoluzione e movimento le viene trasmesso dall’attività dei suoi genitori. Da bambina ha avuto la fortuna di guardare il mondo attraverso la macchina fotografica che suo padre portava sempre al collo. Così il desiderio innato per la fotografia la segue durante i suoi viaggi. Quello che la colpisce, e che lei fotografa, è la gente che anima le strade, motivo per cui predilige il Messico e l’America Latina, rispetto a luoghi più freddi e composti. Trascorre un periodo in Francia dove consegue un diploma universitario che le dà l’opportunità di restare, ma decide di ritornare a Palermo. I suoi studi si discostano dai suoi veri desideri: si laurea in Economia e Commercio e intraprende attività in ambito economico, lavorando alle dipendenze di aziende private, ma celando sempre un desiderio di autonomia. Fin quando nel 2013 arriva la svolta: si dimette dal ruolo di direttore del personale nell’azienda in cui lavora, e decide di seguire il suo sogno. Riprende la ricerca sulla tecnica fotografica, seguendo corsi di fotografia in aula e online, acquistando manuali e riviste, visitando mostre di fotografi di fama internazionale. Ma l’occhio è sempre quello, l’occhio che attraverso l’obiettivo guarda l’anima non solo delle persone, ma di ogni cosa. Così nasce l’idea di restare nella propria città per raccontarla, cercando di cogliere la sua bellezza nonostante le sue contraddizioni. Sì, perché Palermo è la città che la fa soffrire, ma da cui non riesce ad allontanarsi mai. Nel gennaio del 2017 un suo scatto vince il contest fotografico bandito dall’Unesco per la preservazione del patrimonio arabo-normanno. La foto è oggetto di una mostra e di pubblicazione su catalogo. A marzo del 2017 allestisce una mostra itinerante per le scuole dal titolo “Ieri, oggi, domani chissà… Quando le mani sono Arte, gli Antichi Mestieri sopravvivono”. La mostra è stata promossa dall’Istituto Comprensivo “P. Mattarella–Bonagia”, attenzionata dal Comune di Palermo, dall’Assessore alla scuola e dal Presidente di Confartigianato, con lo scopo di promuovere la conservazione degli antichi mestieri in Sicilia.

Margot Pucci

Il padre la vuole architetto. Lei lo accontenta e si laurea nel 1976. Ma la sua creatività si esprime e si concretizza quando intraprende l’attività di grafica pubblicitaria.
Nel frattempo la sua natura irrequieta e poliedrica la porta ad interessarsi di tutto quell’altro che la circonda. Si diploma all’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe”. Consegue il Cambridge English First (FCE), facendo poi pratica della lingua all’estero. Coltiva e partecipa attivamente a gruppi e spettacoli teatrali, sia come attrice che come autrice. Inizia a frequentare circoli e laboratori di narrativa per i quali pubblica i suoi primi racconti. Nel 2012 viene selezionata e frequenta il laboratorio di narrativa della Rai/Eri,Il libro che non c’è.
È qui che si rivela la sua vera natura – ereditata dal nonno Vanni Pucci famoso poeta e scrittore – che le permette di raccontare con sublime leggerezza stati d’animo e vicende, ora umoristiche ora velatamente drammatiche, ora grottesche. Se le si dovesse chiedere come mai questo è arrivato così tardi, lei risponderebbe che ha dovuto superare il trauma procuratole dalla sua professoressa di lettere delle scuole medie la quale, non credendo che i temi che lei portava da casa fossero farina del suo sacco, dall’alto della cattedra minacciava: “Pucci Pucci, sento odor di cristianucci”, e la rimandò in italiano.

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