“Il libro di Calipso e altre poesie” di Fabrizio Sapio

Scritto da: Gabriella Maggio
La raccolta poetica di Fabrizio Sapio è un interessante discorso culturale che coniuga passato e presente, fondato sul convincimento della centralità della Grecia nella stratificazione culturale dell’occidente. Infatti in 2015: La Grecia al voto scrive: Ti rivedrò, Grecia, frastagliata mammella /da cui tutto il mondo éspero allatta /campo dell’erba dell’intelligenza.
 Il libro di Calipso ed altre poesie di Fabrizio Sapio, edito da Spazio Cultura Edizioni è composto da due sezioni,  Il libro di Calipso, che dà il titolo, e Piccola cosmologia personale. La prima sezione è la teatralizzazione dell’episodio di Odisseo e Calipso, narrato da Omero nel libro V dell’Odissea. Alle voci di Calipso e di Odisseo l’autore affianca quella del coro, a similitudine del teatro della Grecia Antica, come giustamente dice Elio D’Anna nella prefazione. Odisseo non è l’eroe massiccio della tragedia, ma quello che soffre e impara  da ferite sconosciute. A Calipso, colei che nasconde, che lo trattiene sull’isola, dice: Dovrai cacciarmi tu, ti dico: / a me manca la forza e temo le tue arti. / Aiutami a ucciderti nel mio cuore.
Odisseo è emblema di tutti gli uomini a cui l’accomuna lo sforzo di vivere: Riconosciamo che non c’è vittoria, / sempre lotta senza vittoria… e oltre: Esiste un tempo per noi / stupiti sopravvissuti / per sentirci fratelli. / Eccolo il solco in cui piantare il seme!
Al coro Sapio affida le sue riflessioni morali sugli orrori di quella che Odisseo chiama civiltà, con le sue conoscenze volte al male, al danno della terra e all’oppressione tecnologica, la sua lettura dei fenomeni naturali come crisi ecologiche causate dall’uomo. L’operazione culturale consiste nella traslitterazione del mondo epico in romanzo. Il passato assoluto, i personaggi perfettamente compiuti, il paradigma dei valori accettati e condivisi si problematizzano e frantumano, diventando ricerca, romanzo. Per Fabrizio Sapio la Grecia è il luogo d’origine della cultura, dei miti che ancora oggi sono vivi e ci parlano, nonostante il diverso orizzonte di riferimento. Anche in Piccola cosmologia personale  s’avverte la presenza della Grecia alma mater di cultura. In Da Saffo ritorna l’attualizzazione a proposito della mela rossa lasciata sul ramo più alto, perché nessuno sapeva raccoglierla, dice l’autore: perso il suo senso / di pomo d’amore e peccato / e sprecato / il suo contributo di cibo che nutre / si scopre un destino giocoso di palla.
Tra i moderni sono ispiratori Walt Withman e Garcia Lorca. 
In questa sezione Fabrizio Sapio fissa punti cardinali della sua esistenza e fa un bilancio della esperienza di uomo e di poeta. La vita è viaggio: Voglio essere sepolto con le mie scarpe / Voglio essere sepolto con un tuo bacio (Disposizioni)  e l’amore è necessario solo se è sincero e disinteressato: Amami / perché non c’è altro rifugio (Invocazione perentoria). Poi la poesia e il ruolo del poeta,  giocoliere di parole, nel mondo: E al  poeta che resta? / Nominarle, evocarle, / le cose, ecco il segreto. (Rap in settenari).
Ne Il principe e il poeta è contenuta la poetica di Fabrizio Sapio: t’insegnerò a narrare / la freccia colorata dei tuoi pensieri / la terra e l’ombra / l’attimo, la vita / tutta l’umanità la gloria e il tempo / e l’eco che dai sogni avrai rapita.
 I versi usati sono liberi e intensi: o un verso senza l’onda della rima / che possegga il capriccioso assalto / della tempesta (Dammi un verso).
Nella società i poeti, quando hanno fortuna / restano colorati / e spesso li segnano a dito / come disadattati /Se invece il barlume non li assiste / finiscono nel bianconero dei libri / come fiori secchi / e piano piano li si dimentica (Delle sorti).
 Conclude la raccolta l’invito al lettore: Adesso che hai letto la mia poesia / non è più mia. Se ti tocca, se ti serve, /  forse è già tua…
Il libro di Calipso ed altre poesie si può definire leggero e piano  per citare i congedi delle antiche canzoni medievali, dove leggero indica il tempo relativamente spedito della lettura e piano la chiarezza del dettato. Si qualifica come opera attuale nei temi trattati, ma strutturata su una vasta cultura, consapevole di ciò che necessariamente muta e ciò che è punto fisso per ogni poeta di qualsiasi tempo: la fedeltà alla propria fantasia.
Già Leonardo Sciascia diceva che oggi si riscrive.
ISTRUZIONI PER L’USO (CONCLUDE)
scriviamo versi
che non rileggiamo mai uguali,
come non si respira lo stesso
fiato che abbiamo emesso.
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