Lo squarcio e il velo

COSTANZA. La tua visione mi commuove molto. Mi piacerebbe sapere quali pen- sieri ti attraversavano durante la realizzazione della copertina.

SIMONA. Ricordo di avere chiuso il diario di Giulia non appena terminato, di avere chiuso gli occhi, e di avere provato all’inizio molteplici sensazioni: dolore, paura, rabbia, ma anche stima.

C. Hai chiuso gli occhi…

S. Ho visto il dio-demone Abraxas reggere tra le mani un sole e una luna, la luce e il buio, il positivo e il negativo, aspetti vissuti costantemente nella vita di Giulia. Ho visto uno splendido fiore di loto, la riappacificazione con la propria natura, la liberazione dall’attaccamento e l’ostinazione. Si dice infatti possa impiegare an- che mille anni a emergere dal fango in cui si trova e poi, caparbio, sbocciare nello strato torbido di fanghiglia per rimanere poggiato sulla superficie delle acque e risplendere al sole.
Più in basso, prima di tutto, in una parte di vita poco lontana, eccole: tante mani che pregano, cingono, influenzano, sorreggono…

C. Queste ultime sono quelle di Giovanni Ammirati?

S. Sono mani che hanno sostenuto il difficile processo del ricordo di una vita in cui tutto scorre come un fiume. Una vita che ora crea delle onde, ora fluisce inesorabile e distruttiva, ora lascia indietro un passato tormentato, ora non co- nosce il suo futuro. Se dovessi confessare cosa ho provato alla fine, quando ho terminato di realizzare la copertina, sono certa che risponderei in un solo modo: la speranza.

Con la luccicante partecipazione di Nicola Oddati